Sono nata a Roma, i miei genitori sono di piazza Vittorio, la mia bisnonna materna vendeva l’alluminio a peso al mercato, il marito faceva l’immondezzaro con il carretto suo. I genitori di mio padre avevano una trattoria in via Conte Verde facevano i minestrari, cioè cucinavano minestre a prezzi popolari.
Dai loro racconti i ricchi non volevano vivere in centro perché gli appartamenti erano pieno di pulci, quindi era il popolo che riempiva le strade dell’antichità. Mi è sempre piaciuto ascoltare i racconti della vecchia Roma e quindi quando mia nonna ormai novantenne tirava fuori la valigia delle foto e si metteva a raccontare io mi immedesimavo in lei a quei tempi…
Lei girava in bici ed era una gran chiacchierona, raccontava che da giovani Fellini e Alberto Sordi dipingevano ritratti a piazza di Spagna e una volta fu fermata per fargliene uno, peccato che quel ritratto si sia perso nel cammino della sua vita. Mio padre era un anarchico che da ragazzino scappava sempre da casa per rincorrere i giostrai, amava la libertà. Io sono cresciuta in un quartiere popolare che quando i miei amici del centro mi venivano a trovare dicevano se dovevano portare il passaporto, ma la mia infanzia al quadraro ha contribuito ad essere quella che sono adesso, mio padre mi diceva sempre che abbiamo qualcosa da imparare dal vagabondo all’avvocato, lui era amico di tutti ed era amato anche se girava con il gilè a torso nudo i bermuda e il cane al seguito…
Essere romani è girare per Roma e non conoscere i nomi delle strade ma arrivare ovunque comunque, è camminare con lo sguardo all’insù per potersi aprire il cuore e assaporare la sua bellezza, conoscere i colori dei suoi tramonti e il profumo delle sue brezze.
Roma è la mia città mi scorre nelle vene e non ho avuto mai il coraggio di lasciarla…
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