Stiamo assistendo in questi mesi ad una delle più drammatiche migrazioni dei nostri tempi. Profughi scappano lasciandosi alle spalle città distrutte. Famiglie intere costrette all’esilio, respinte alle frontiere. Piedi nel fango e cuore piccolo, grandi lacrime. Un paio di scarpe nuove regalate dalle organizzazioni umanitarie sono una benedizione, un pasto caldo vuol dire sopravvivere fino al giorno dopo. Vuol dire far sopravvivere tuo figlio fino a domani. Poi si vedrà.
A piedi, attraversando fiumi gelati e lande desolate. Si arriva al campo, si fa amicizia con famiglie di diverse nazionalità. Capanne improvvisate, sotto la pioggia.
Shaharzad Hassan ha otto anni e si trova suo malgrado nel campo profughi di Idomeni al confine greco-macedone. Shaharzad ha un album dove giorno dopo giorno racconta quello che le succede. Shaharzad disegna il suo dramma, documentando come piccola giornalista le vicende che stanno scuotendo il mondo a pochi passi da casa nostra. I disegni colorati di Shaharzad raccontano il mondo, le guerre, la fuga, le speranze di intere popolazioni. Shaharzad riesce, con una manciata di pennarelli colorati, a tenere viva la speranza che il mondo, un giorno, possa davvero essere un posto migliore dove far crescere i nostri figli, frantumando qualsiasi barriera con pochi, meravigliosi segni.
[Video Youtube – Canale RAI. “Dall’album di Shaharzad, piccola disegnatrice del campo di Idomeni, che con pochi tratti è riuscita a documentare gli orrori della guerra e le difficoltà che sta vivendo”.
Tratto dalla puntata di Gazebo del 20 marzo 2016 – http://www.gazebo.rai.it ]
Elisabetta Matzeu – Architetto