Il muro rappresenta il limite, un confine materico per delimitare il territorio della città.
Recinti urbani accolgono al loro interno le cellule abitative dei nuovi insediamenti metropolitani. Ciascuno vuole isolarsi dal contesto, lasciando fuori tutto ciò che non rientra nello spazio privato.
Costruendo una enclave contemporanea, il limite si alza come barriera invalicabile disegnando una metropoli parcellizzata, sfrangiata, talvolta abusiva, esteticamente discutibile.
Insulae è un progetto che racconta questa ricerca di isolamento, rappresentata dai muri che circondano i nuovi edifici costruiti nelle estreme periferie di Roma, nei quartieri nati dopo la seconda metà degli anni 2000.
Laddove in diverse parti d’Europa si sperimentano nuove idee di condivisione degli spazi abitativi, a Roma l’obiettivo sembra quello di chiudersi dietro muri che separino e tengano lontano l’altro.
Stiamo sviluppando quartieri che insegnano a non fidarsi degli altri, zone urbane chiuse e isolate che rinunciano allo spazio pubblico, alle connessioni sociali.
Le periferie romane, specialmente quelle più ricche, sono diventate luoghi che respingono gli estranei e che rinchiudono i propri tesori dietro muri che bloccano ogni sguardo, chiudendo qualsiasi tipo di rapporto con la comunità urbana, allontanando il dialogo tra periferia e città.
Le nuove Insulae metropolitane sono il riflesso di una società italiana chiusa in sé stessa.
Solamente abbattendo muri e steccati potremo ricostruire un dialogo urbano con la città di Roma, creando nuove e positive connessioni periferiche per la città contemporanea.
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